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sabato 25 aprile 2015

Siam tutti Draghi



Una brutta, bruttissima, tendenza comunicativa che la politica che conta, cioè quella di Governo, sta usando per nascondere le proprie inefficienze è quella di contestare, criticare, ostracizzare, tutti coloro che raccontano di una sempre più crescente ribellione nei confronti dello status quo, di una società sperequativa e crudele nei confronti dei più deboli e di chi soffre veramente. Il punto di vista è questo: se chicchessia si avvicina a Draghi per tirargli dei coriandoli (o magari anche altro) la colpa non è dell'ex-Governatore di Bankitalia e della scellerata politica monetaria della Troika. No. La colpa è di tutti quei politici, giornalisti, personalità famose e di grande appeal che “soffiano sul fuoco della contestazione” per raccattare facile consenso o pubblicità gratuita in maniera grave e irresponsabile, irriverente nei confronti delle più alte cariche istituzionali del Paese. La realtà, ovviamente, è che chi cerca di ottenere (o mantenere) consenso è proprio “la gallina che canta” e che, quindi, come insegna il detto popolare “ha appena fatto l'uovo”. Il Governo deve ottenere risultati e se non ci riesce non è per il vociare delle opposizioni ma per la sommatoria delle proprie incapacità. Se l'esecutivo ritiene che è compito di buon giornalismo predicare ottimismo sperticato dimentica che una notizia trattata con obiettività e non con religiosità. Tanto più che chi soffia sul fuoco delle paure della gente, molto spesso, è proprio la maggioranza. Ad esempio, quando spaventa l'elettorato sui pericoli che si corre nel cambiare squadra di Governo o obiettivi e politiche in ambito nazionale ed europeo. “Chi di paura ferisce...”
Pier Giorgio Tomatis

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