Una brutta, bruttissima, tendenza
comunicativa che la politica che conta, cioè quella di Governo, sta
usando per nascondere le proprie inefficienze è quella di
contestare, criticare, ostracizzare, tutti coloro che raccontano di
una sempre più crescente ribellione nei confronti dello status quo,
di una società sperequativa e crudele nei confronti dei più deboli
e di chi soffre veramente. Il punto di vista è questo: se
chicchessia si avvicina a Draghi per tirargli dei coriandoli (o
magari anche altro) la colpa non è dell'ex-Governatore di Bankitalia
e della scellerata politica monetaria della Troika. No. La colpa è
di tutti quei politici, giornalisti, personalità famose e di grande
appeal che “soffiano sul fuoco della contestazione” per
raccattare facile consenso o pubblicità gratuita in maniera grave e
irresponsabile, irriverente nei confronti delle più alte cariche
istituzionali del Paese. La realtà, ovviamente, è che chi cerca di
ottenere (o mantenere) consenso è proprio “la gallina che canta”
e che, quindi, come insegna il detto popolare “ha appena fatto
l'uovo”. Il Governo deve ottenere risultati e se non ci riesce non
è per il vociare delle opposizioni ma per la sommatoria delle
proprie incapacità. Se l'esecutivo ritiene che è compito di buon
giornalismo predicare ottimismo sperticato dimentica che una notizia
trattata con obiettività e non con religiosità. Tanto più che chi
soffia sul fuoco delle paure della gente, molto spesso, è proprio la
maggioranza. Ad esempio, quando spaventa l'elettorato sui pericoli
che si corre nel cambiare squadra di Governo o obiettivi e politiche
in ambito nazionale ed europeo. “Chi di paura ferisce...”
Pier Giorgio Tomatis
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