L’eroica lotta di tre
minoranze etniche contro il centralismo hindu
La repressione indiana
non fa che inasprire la lotta armata
Il
Nord-Est indiano (detta la regione delle Sette Sorelle), e in
particolare il territorio dell’Assam, terra di salgariana memoria,
regno della bella principessa Surama che conquistò il cuore di Yanez
de Gomera, l’intrepido compagno di avventure del pirata malese
Sandokan, continua ad essere teatro di aspri scontri tra i movimenti
della guerriglia etno-separatista e le forze armate dell’Unione
Indiana. L’Ulfa (Fronte Unito per la Liberazione
dell’Assam), composto principalmente da membri dell’etnia
Bodo, è il principale movimento guerrigliero del paese. Ma l’Assam
è un mosaico multietnico, che comprende popolazioni tribali
autoctone ed etnie di origine tibeto-birmana, mongolica e nepalese.
In questi ultimi anni sono tonati a farsi vivi, con attentati e
attacchi contro le sedi della polizia indiana, i ribelli del Fronte
del Popolo Karbi (Kpf), i guerriglieri della Forza
Rivoluzionaria Nazionale Tiwa (Tnrf) e la Forza delle
Tigri Gurkha (Gtf). I Karbi sono un’etnia
prevalentemente di origine tibeto-birmana, che da anni rivendica una
maggiore autonomia delle regioni da essa abitate, dove vi sono anche
parecchie comunità tribali. La repressione dell’irredentismo karbi
attuata dalle forze di sicurezza indiane ha prodotto una
recrudescenza della guerriglia. Il Kpf rappresenta il braccio
armato del popolo Karbi, e dato l’acuirsi della repressione hindu
(che ha posto in atto vere e proprie azioni di “pulizia etnica”,
con tanto di sparizioni e di esecuzioni sommarie) non sono pochi i
dirigenti di questo movimento guerrigliero che, ormai, non vogliono
più soltanto l’autonomia, ma sognano la creazione di uno stato
indipendente karbi separato dall’Unione Indiana. Lo stesso discorso
vale per i Gurkha, etnia di origine nepalese, che per anni ha fornito
validi combattenti all’esercito coloniale britannico. I Gurkha sono
grandi guerrieri: li si potrebbe quasi definire i “samurai” del
Nord-Est indiano, abilissimi nell’uso del pugnale. Anch’essi
rivendicano l’autonomia delle terre da essi abitate, ma l’unica
risposta data loro dal governo centrale indiano è quella della
repressione militare, con arresti indiscriminati di sospetti
guerriglieri, rastrellamenti e violenze: tutto ciò ha portato alla
nascita del Gtf, che conduce da anni una sanguinosa guerriglia
contro le forze di occupazione hindu. Una guerriglia letale quella
dei Gurkha, abilissimi nelle imboscate, nei colpi di mano e nella
lotta corpo a corpo. L’invio in Assam di altri ventimila soldati
indiani delle truppe speciali antiguerriglia per combattere i
movimenti guerriglieri separatisti, non ha fatto che peggiorare la
situazione, con un aumento delle azioni armate dei ribelli e della
violenza repressiva da parte delle forze militari governative. Un
altro gruppo armato, espressione dell’etnia tribale Tiwa, è quello
del Tnrf, movimento politico-guerrigliero che ha proclamato la
“rivoluzione nazionale” Tiwa e che lotta ormai con il chiaro
intento di raggiungere l’indipendenza dall’India per le aree
abitate da questa etnia. Anche in questo caso, la politica di dura
coercizione portata avanti dagli hindu non ha fatto altro che rendere
più bellicosa e insidiosa la lotta armata dei Tiwa, che hanno un
forte consenso popolare, che si muovono abilmente sul territorio e
che spesso, pur combattendo solo con archi, frecce, lance e machete,
riesco a creare non poche difficoltà alle forze di sicurezza
indiane. Dunque, guerriglie etniche e separatiste molto letali ed
insidiose, ma che politicamente appaiono senza via di sbocco: infatti
l’Assam, così come gli altri stati del Nord-Est indiano, è
ricchissimo di petrolio, uranio e idrocarburi, e rappresenta quindi
un serbatoio energetico non indifferente per lo stato centralista di
Delhi. Quindi, i governi indiani, qualunque essi siano (di destra o
di sinistra) non concederanno mai l’indipendenza a questi piccoli
stati, inglobati a forza nell’Unione Indiana. E ciò, ovviamente,
significherà il prosieguo delle guerriglie separatiste, con
l’acuirsi di una cieca spirale di violenza e di odio senza fine. E
a farne le spese più di tutti, ancora una volta, saranno come sempre
i civili, serrati tra la repressione governativa e le violenze dei
gruppi armati indipendentisti. Davvero un pessimo scenario per la
ricca regione delle Sette Sorelle dell’India!
Fabrizio
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