La guerriglia
separatista scatena nuovi attacchi contro le forze militari indiane
I guerriglieri Kuki e
Metei in lotta tra loro e contro gli hindu
Torna ad
infiammarsi il Manipur, piccolo stato del Nord Est indiano, stato che
dovrebbe essere indipendente, perché i suoi abitanti non hanno nulla
a che spartire con gli hindu, e che, invece, è inglobato a forza
nell’Unione Indiana. Il Manipur pullula di gruppi guerriglieri e di
movimenti armati separatisti in lotta contro il governo centrale di
New Delhi, ma, purtroppo, anche in lotta tra loro. In effetti, gli
interessi in gioco sono molti. Vi è quello etnico e indipendentista
delle etnie Meitei e Kuki (che non vogliono più
soggiacere al centralismo hindi e rivendicano con forza le loro
differenze identitarie, etniche e religiose), ma vi è anche quello
economico (il Manipur è ricco di petrolio, diamanti, idrocarburi,
metalli preziosi, e per questo motivo l’India non è affatto
disposta a cederne la sovranità). Lo scorso anno, tra il governo
indiano e i principali movimenti armati separatisti (Fronte di
Liberazione dei Popoli del Manipur, Fronte Nazionale Kuki,
Fronte Unito di Liberazione Nazionalista) erano in
corso trattative per una soluzione diplomatica del conflitto, ma
tutto si è arenato nel mese di settembre 2008, quando, di fronte ai
no degli emissari indiani alle proposte autonomiste dei
rappresentanti dei movimenti guerriglieri, questi hanno abbandonato i
tavoli delle trattative. La lotta armata è ridivampata subito
furiosa, con attacchi da parte del Mplf e dell’Unlt contro le
postazioni militari indiane nella regione, in particolare nella città
di Moreh e nel distretto di Chandel. In contemporanea, però, si sono
avuti anche scontri tra i guerriglieri meitei del Mplf e i
guerriglieri Kuki del Knf, che hanno causato oltre una dozzina di
morti. Sembra che il Knf prosegua per proprio conto trattative con il
governo indiano, indebolendo così le posizioni indipendentiste degli
altri movimenti guerriglieri. Inoltre, i ribelli Kuki sono anche
accusati di condurre una lotta senza quartiere venata di razzismo
contro i ribelli del Nagaland, i quali, in lotta contro l’esercito
indiano, spesso dal Nagaland sconfinano nel Manipur. Insomma, la
situazione è veramente esplosiva. Di fronte ai continui attacchi e
attentati dei ribelli, le forze indiane rispondono con una
repressione brutale che colpisce anche le popolazioni civili, in
particolare delle aree rurali, mentre gli sconfinamenti dei
guerriglieri in territorio birmano hanno indotto New Delhi e Yangoon
a concludere una serie di accordi che consentono alle proprie truppe
di inseguire oltre confine le bande ribelli. A causa di ciò,
nell’intero Nord-Est indiano la situazione sembra davvero sul punto
di precipitare. Devastanti bagliori di guerra si levano da tutto il
Manipur, mentre il rigido centralismo indiano appare del tutto
incapace di sbloccare questa difficilissima situazione. La soluzione
di questo conflitto permanente che dura da oltre mezzo secolo è una
sola: la concessione dell’indipendenza, da parte di New Delhi, a
questi popoli che non sono hindu e che non si sano affatto parte
dell’Unione Indiana. Ma per i motivi economici sopra accennati, lo
Stato indiano non acconsentirà mai all’indipendenza del Manipur,
del Tripura, dell’Assam, del Nagaland, del Mizoram e degli altri
piccoli stati che costituiscono il complesso mosaico etnico, tribale
e religioso del Nord-Est indiano. Così, in queste terre di
salgariana memoria, la parola resta sempre alle armi, con interi
popoli in rivolta contro il protervo potere centrale indiano e con
una situazione endemica di conflittualità, tensioni interetniche e
religiose, sociali ed economiche. E vana è la presenza massiccia
dell’esercito indiano, il quale, anche se possiede poteri speciali
dovutigli da una legge che risale la lontano 1958, non riesce a
controllare la situazione, né annientare militarmente le guerriglie
(che godono di un ampio consenso popolare) e neppure a garantire
l’incolumità delle etnie che dichiara di voler proteggere (come
nel caso degli scontri interetnici tra i Kuki e i Meitei). Dunque,
per il Manipur, il futuro resta decisamente tragico e il suo destino
sembra quello di una sempre più devastante spirale di lotte e di
violenze senza limiti!
Fabrizio
Legger
Nessun commento:
Posta un commento