Prosegue indomita la
guerriglia delle minoranze Koch e Rajbongsi
Una guerriglia tribale
alleata con i ribelli dell’Assam
L’Assam,
un vero e proprio mosaico di etnie e tribù forzatamente tenuto
all’interno dell’Unione indiana, continua ad essere teatro di
guerriglie e di ribellioni armate che ben dimostrano come questo
piccolo territorio del Nord Est indiano rappresenti una vera e
propria spina nel fianco per i governi di New Delhi. Governi che,
siano essi a guida dei nazionalisti del BJP o dei progressisti del
Partito del Congresso, non prendono affatto in considerazione l’idea
di restituire l’indipendenza ai popoli dell’Assam, che non sono
hindu, che non parlano l’hindi, che non credono nelle religioni
dell’induismo e che non sopportano il dominio centralista di New
Delhi. Così, l’unico modo che queste minoranze etniche possiedono
per fare sentire la loro voce, è quello di impugnare le armi e
condurre spietate guerriglie contro le truppe di occupazione indiane
che rappresentano l’elemento più odiato del dominio di New Delhi
sulle terre assamesi. Nella regione a cavallo tra l’Assam e il
Bengala Occidentale è attivo dal 1995 il Kamatapur Liberation
Organization (Klo), ovvero l’Organizzazione di
Liberazione Kamatapur, formata da membri delle etnie tribali Koch
e Rajbongsi, i quali lottano per ottenere l’indipendenza dal
governo centrale indiano e costituire lo stato del Kamatapur. La
nascita del movimento guerrigliero Klo fu subito duramente avversata
dalle truppe indiane: alle loro prime azioni armate contro postazioni
dell’esercito indiano, questo rispose con rappresaglie e
bombardamenti sulle aree rurali dove i ribelli avevano le loro
roccaforti.
Le prime
colonne armate del Klo erano formate da poche decine di ribelli,
sotto la guida di Raju Baruah e Ajit Kachari, i quali, prima di dare
vita al Klo erano stati comandanti guerriglieri dell’Ulfa,
il Fronte Unito di Liberazione dell’Assam, il più grande
movimento armato assamese.
Fu dunque
subito evidente che si rendeva più che mai necessaria una alleanza
con l’Ulfa, più forte e meglio armato, alleanza che per il Klo era
soprattutto una questione di sopravvivenza. Nel 1999, l’alleanza
tra Ulfa e Klo era ormai più che consolidata: molte furono le azioni
belliche intraprese congiuntamente dai due movimenti di resistenza,
azioni che proseguono anche oggi, sotto la guida di Atul Nikhil Roy,
capo carismatico e misterioso che è succeduto a Baruah e Kachari
alla guida del Klo.
Quella
che il Klo porta avanti nelle foreste dell’Assam e del Bengala
Occidentale è una lotta durissima, sanguinosa, fatta di imboscate,
agguati, attentati ai convogli di truppe indiane e ai posti di blocco
che queste hanno dislocato nelle “aree calde” dove i ribelli
dell’Ulfa e del Klo sono più operativi. I rastrellamenti e le
rappresaglie contro le popolazioni delle aree tribali e rurali
sospettate di appoggiare la lotta armata del Klo e dell’Ulfa sono
spietati, ma così facendo le truppe indiane non fanno altro che
suscitare sempre più odio anti-indiano tra le popolazioni di quelle
terre, che vedono nei ribelli i loro unici difensori (anche se,
occorre evidenziarlo, il Klo sottopone a “imposte forzate” le
popolazioni coltivatrici di tè della regione di Doars, in Bengala,
con le quali finanzia le sue attività guerrigliere, cosa di cui i
rurali non sono certo molto contenti). Attualmente, i ribelli del Klo
oscillerebbero tra i 500 e i 700, costituiti in gran parte da giovani
tribali insofferenti della presenza delle truppe hindu sulle loro
terre. Per contrastare efficacemente le periodiche offensive militari
dell’esercito indiano, i ribelli del Klo, negli ultimi anni, hanno
stretto forti rapporti di cooperazione militare con i ribelli Naga
del vicino Manipur, numerosi, forti e bene armati, con cui hanno
anche compiuto azioni militari congiunte. Ultimamente, gli
sconfinamenti dei ribelli del Klo nel vicino Bhutan (per sfuggire
alle rappresaglie delle truppe indiane) hanno provocato scontri anche
con l’esercito bhutanese. Il re del Bhutan, il dispotico Jigme
Singye Wangchuk, non tollera la presenza di guerriglieri anti.indiani
nel suo regno e negli ultimi mesi le truppe bhutanesi hanno sferrato
poderose offensive contro le bande del Klo rifugiatesi in Bhutan.
L’offensiva avrebbe provocato circa 120 morti tra i ribelli, la
distruzione di 19 campi guerriglieri e l’uccisione di 50 soldati
bhutanesi. Una situazione drammatica, che ben rivela quanto sia
pericoloso il problema del Nord Est indiano, dove interi popoli sono
in lotta contro il centralismo dei governi di New Delhi. L’esempio
del Bhutan dimostra che è una guerra che può sconfinare e
propagarsi anche ai paesi vicini all’India, tanto da impensierire
pure la Cina (che è buona alleata del Bhutan). Ma una cosa è
certa: le popolazioni tribali dell’Assam e del Bengala Occidentale
non possono rassegnarsi a sopportare passivamente il dominio brutale
dell’India, e la guerriglia e la lotta armata restano le loro
uniche possibili risposte di fronte alla sordità e alla ottusità
dei governanti di New Delhi, i quali, nazionalisti o progressisti che
siano, non vogliono affatto sentire parlare né di indipendenza né
di autonomia per le turbolente popolazioni che abitano le stupende
regioni del Nord est indiano.
Fabrizio
Legger
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