Vi siete mai domandati quanto costa
stare in Europa? Avete mai pensato a quale sia il prezzo pagato per
aver giurato fedeltà a questo aborto istituzionale (e mi scuso per
aver offeso involontariamente i feti)? Da quando l'Unione è
diventata realtà alcuni cittadini italiani (non tutti, per la
carità) se ne sono sobbarcati il costo. Altri, i più furbi, i più
ricchi, i più raccomandati, i più inseriti nei salotti che contano,
sono scappati all'estero come conigli per pagare meno tasse (tanto
qualcuno penserà a farlo per loro). E' comodo parlare di Europa e di
come deve cambiare l'Italia per “tenere botta” con i Paesi
emergenti, le grandi economie asiatiche o i petrolricchi, da una
comoda poltrona imbottita in Belgio, nel Regno Unito, in Svizzera, in
Lussemburgo, nell'est ex-sovietico o negli USA. E, intanto, i nostri
giovani debbono emigrare per “fame” in cerca di lavoro
esattamente come hanno fatto i loro avi. I nostri avi. Questa Europa
assurda, iniqua e illiberale, non si merita di avere tra i membri
fondatori un Paese come l'Italia, ricco di Storia e tradizioni, di
creatività e di orgoglio, di capacità e intraprendenza. Solo una
classe politica cieca e interessata può aver avallato la formazione
di questo carrozzone legislativo che bada benissimo ai desiderata dei
banchieri internazionali, delle grandi multinazionali e di quelle due
nazioni che di fatto comandano la Troika: Germania e Inghilterra.
L'Italia deve uscire dall'Europa prima che chi la sta derubando abbia
finito il proprio lavoro. Dopo non servirà più a niente.
Pier Giorgio Tomatis
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