Quando
ad un politico italiano si toccano il potere, il consenso, la
poltrona, la fedina penale, dobbiamo ammettere che si trasforma da
miope lumaca in ghepardo dagli occhi di falco. E' il caso della
Riforma sulle intercettazioni che da strumento di indagine per
giungere ad una verità penalmente perseguibile sembrano essere
diventate più pericolose e dannose dello Spread. Il Governo, e in
particolar modo il PD e il NCD, vorrebbero potare i rami del problema
diminuendo di un buon 60% i fondi a disposizione dei Magistrati per
le indagini. Ogni volta che una forza politica di governo della
seconda Repubblica perde i pezzi per effetto di avvisi di garanzia o
sentenze ecco affacciarsi all'orizzonte dell'ordine del giorno del
Consiglio dei Ministri o dell'aula parlamentare una discussione sul
tema scottante delle intercettazioni. Anziché analizzare l'efficacia
di tale strumento come prevenzione e repressione di reati che
dovrebbero rappresentare priorità nella politica di ogni buon
amministratore della cosa pubblica, essa ottiene il biasimo di quasi
tutto l'arco parlamentare ed una spinta alla legiferazione in merito
che non ha eguali. L'intercettazione telefonica è, per ogni comune
mortale, un sistema grazie al quale gli inquirenti (spesso) posson
leggere i “pizzini” che uno o due indagati si scambiano. Mi
spiego meglio, se per commettere un reato una persona ha bisogno di
scambiare informazioni in tempo reale con qualcun altro e usa un
certo tipo di strumento, è logico e sensato che chi deve indagare
sia dotato di strumenti di vigilanza ed intercettazione che possano
consentire di scoprire la verità dei fatti. A meno che l'obiettivo
perseguito dalla politica non vada in tutt'altra direzione...
Pier Giorgio Tomatis
Pier Giorgio Tomatis
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