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sabato 11 aprile 2015

La Giustizia corre sul filo



Quando ad un politico italiano si toccano il potere, il consenso, la poltrona, la fedina penale, dobbiamo ammettere che si trasforma da miope lumaca in ghepardo dagli occhi di falco. E' il caso della Riforma sulle intercettazioni che da strumento di indagine per giungere ad una verità penalmente perseguibile sembrano essere diventate più pericolose e dannose dello Spread. Il Governo, e in particolar modo il PD e il NCD, vorrebbero potare i rami del problema diminuendo di un buon 60% i fondi a disposizione dei Magistrati per le indagini. Ogni volta che una forza politica di governo della seconda Repubblica perde i pezzi per effetto di avvisi di garanzia o sentenze ecco affacciarsi all'orizzonte dell'ordine del giorno del Consiglio dei Ministri o dell'aula parlamentare una discussione sul tema scottante delle intercettazioni. Anziché analizzare l'efficacia di tale strumento come prevenzione e repressione di reati che dovrebbero rappresentare priorità nella politica di ogni buon amministratore della cosa pubblica, essa ottiene il biasimo di quasi tutto l'arco parlamentare ed una spinta alla legiferazione in merito che non ha eguali. L'intercettazione telefonica è, per ogni comune mortale, un sistema grazie al quale gli inquirenti (spesso) posson leggere i “pizzini” che uno o due indagati si scambiano. Mi spiego meglio, se per commettere un reato una persona ha bisogno di scambiare informazioni in tempo reale con qualcun altro e usa un certo tipo di strumento, è logico e sensato che chi deve indagare sia dotato di strumenti di vigilanza ed intercettazione che possano consentire di scoprire la verità dei fatti. A meno che l'obiettivo perseguito dalla politica non vada in tutt'altra direzione...
Pier Giorgio Tomatis

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