Nei due paesi asiatici
prosegue la repressione contro i partiti di sinistra
Centinaia di militanti
sono stati uccisi o rinchiusi in carcere
L’Afghanistan
e il Bangladesh sono due tra i paesi più poveri del mondo. La
maggioranza della popolazione afghana e bangladeshi vive
nell’indigenza, vittima non solo della miseria nera e della cronica
mancanza di lavoro (e quindi di reddito garantito), ma anche di della
scarsità di servizi sanitari e sociali. In Afghanistan e in
Bangladesh le donne muoiono ancora per infezioni contratte durante il
parto, la mortalità infantile è altissima, malattie terribili come
la lebbra e il colera colpiscono tuttora ampi settori della
popolazione. In Afghanistan, è al governo il presidente
filoamericano Karzai, salito al potere dopo l’invasione
anglo-americana del 2001, che ha spazzato via il regime dei Talebani.
In Bangladesh è al potere Sheik Hasina, la leader carismatica della
Lega Awami, che ha vinto recentemente le elezioni politiche
sconfiggendo il rivale Partito Nazionale del Bangladesh. Ma in
entrambi i paesi, sono piccolissime oligarchie conservatrici e
reazionarie a detenere nelle loro mani tutto il potere. E in
entrambi, l’opposizione delle forze della sinistra radicale sono le
più perseguitate e le più colpite. In Afghanistan, per esempio, è
attivo da anni il Partito Comunista Maoista dell’Afghanistan,
discendente di quell’Alo maoista (Organizzazione per la
Liberazione dell’Afghanstan) che negli Anni Ottanta combatté
contro gl’invasori sovietici potendo contare sull’appoggio
cinese. L’Alo venne poi annientato dai mujaheddin filosauditi di
Gulbuddin Hekmatiar nell’ambito del tragico regolamento di conti
tra le diverse fazioni di mujaheddin che successivo al ritiro delle
truppe sovietiche. Oggi, il Partito Comunista Maoista
dell’Afghanistan è attivo tra le masse popolari ostili tanto al
regime di Karzai quanto alla resistenza talebana, ma sta subendo una
fortissima repressione. Molti suoi militanti sono stati uccisi dalle
truppe governative, altri sono stati incarcerati e torturati:
insomma, contro i maoisti afghani è in atto una vera e propria
guerra di sterminio, in quanto la loro politica in difesa delle masse
popolari afghane è vista come fumo nell’occhio tanto dal governo
filoamericano quanto dalla guerriglia talebana. Lo stesso accade nel
Bangladesh, dove, sebbene la Lega Awami si consideri una forza
progressista e popolare, a detenere le leve del potere sono in realtà
gli ambienti più retrogradi e conseravatori delle oligarchie
latifondiste e islamiste. Il Partito Comunista del Bangladesh
(Marxista-Leninista) sta subendo sin dagli Anni Ottanta una
durissima repressione: i militanti assassinati dalle forze
paramilitari o dalle milizie islamiche, ormai non si contano più,
mentre altre centinaia di semplici attivisti o sospetti simpatizzanti
comunisti, languono in condizioni orribili nelle tetre carceri di
Dacca e di Chittagong. Una situazione di persecuzione simile a
quella dell’Afghanistan: infatti, in tutti e due i paesi, i partiti
comunisti portano avanti lotte sociali intransigenti, programmi
rivoluzionari che hanno lo scopo di abbattere i sistemi semifeudali
di sfruttamento e di oppressione che colpiscono le masse popolari
afghane e bangladeshi, favorendo solo e sempre i settori delle
oligarchie latifondiste e delle potenti confraternite e società
islamiche che si oppongono a reali e concrete proposte di
ammodernamento della società. Dunque, due situazioni simili,
caratterizzate da una lotta ad oltranza dei due partiti rivoluzionari
maoisti e da repressioni terribili che rischiano di annientarli
totalmente. Ma, nonostante la ferocia della repressione, l’estrema
indigenza in cui vivono le masse popolari di Afghanistan e Bangladesh
non fa che dare sempre nuovi apporti di militanti ed attivisti a
questi due partiti così perseguitati. Segno, questo, che vasti
settori della popolazione indigente afghana e bangladeshi vede in
essi delle forze politiche che lottano risolutamente per il loro
riscatto. E questo, in due situazioni politiche e sociali così
difficili come quelle di Afghanistan e Bangladesh, non è affatto
cosa di poco conto: ancora una volta, le forze rivoluzionarie maoiste
si dimostrano capaci di fare proprie le istanze di gran parte di due
popoli che, in pieno XXI secolo, vivono ancora nell’arretratezza e
nella miseria esattamente come ai tempi dell’impero colonialista
britannico!
Fabrizio
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