Sostenibilità del settore, andamento del mercato nazionale e vision per TIM: questi alcuni dei punti trattati da Pietro Labriola, Amministratore Delegato del Gruppo, in un recente editoriale pubblicato su “Il Sole 24 Ore”.
Pietro Labriola: necessarie azioni regolatorie UE per garantire investimenti futuri
“Voltare pagina” e concentrarsi sul futuro del settore e sulle sfide della digitalizzazione. Guarda verso tale direzione l’invito rivolto da Pietro Labriola in un recente editoriale pubblicato su “Il Sole 24 Ore”, occasione per fare il punto sulla situazione di un comparto che, sia a livello nazionale che europeo, continua a manifestare necessità di rinnovamento anche attraverso un’auspicabile nuova cornice normativa. Lo evidenzia l’AD nell’intervento: “Basta leggere la recente lettera congiunta delle Telco europee inviate alla Commissione Europea con una esplicita richiesta di cambio delle regole”, osserva, aggiungendo come, “con la cornice normativa attuale, gli investimenti futuri siano a rischio e come siano necessarie azioni regolatorie per garantire che siano sostenibili”. Guardando anche all’ambito nazionale, “in Italia il mercato è saturo e nessuno va bene”, specifica Pietro Labriola, con una “situazione difficile sia nel mercato Retail delle Tlc che in quello Wholesale”. Ulteriore riflessione, inoltre, sul fatto che il contesto europeo si riflette “anche negli andamenti borsistici e le Telco ormai sono un ambito in cui gli investitori sono molto cauti per usare un eufemismo”: si guarda così “positivamente alle ipotesi di consolidamento, evidenziando però che con le ultime due Commissioni Europee ci sia stato un disallineamento fra politiche industriali e concorrenziali”. Se così non fosse, al contrario, risulterebbe “a rischio la costruzione delle infrastrutture necessarie per la digitalizzazione del Paese”, rimarca l’AD nell’intervento.
Pietro Labriola: TIM, l’operazione di cessione della rete fissa a KKR
Pietro Labriola si è inoltre soffermato sulla situazione attuale in TIM, evidenziando la centralità di un sostanziale abbattimento del debito: in caso contrario, il Gruppo “non avrebbe avuto prospettive e rischiava un deterioramento pericoloso della propria situazione. Infatti è sufficiente ricordare che soltanto 10 anni fa l’Ebitda valeva più del doppio e con questo trend il risultato finale è facile da prevedere”. Quali opzioni industriali sul tavolo? Secondo l’AD, “per abbattere il debito erano possibili solo due strade: un aumento di capitale o la vendita di asset. Il percorso che abbiamo perseguito, come sapete, è stato il secondo, con la vendita della rete”. Pietro Labriola prosegue con alcuni numeri relativi alla cessione della rete TIM a KKR: quanto paga il Gruppo per l’uso della rete fissa? “Si fa gran rumore su questa ricostruzione suggestiva che noi paghiamo 2 miliardi di euro l’anno a KKR e che in 10 anni loro si ripagheranno l’investimento fatto”, analizza l’AD nell’editoriale, puntualizzando come “questi 2 fantomatici miliardi” siano in realtà composti da circa 700 milioni quali costi che TIM avrebbe comunque pagato a terze parti anche mantenendo la rete. Così il reale costo per l’affitto della rete “scende a 1,3 miliardi di euro”, ma va considerato inoltre che “per effetto della cessione avremo anche un miliardo di costi del personale in meno, oltre a una riduzione di 800 milioni euro di interessi sul debito e a meno costi di leasing”. Quanto avrebbe dovuto investire TIM se avesse mantenuto la rete? “10 miliardi di euro nei prossimi 5 anni”, specifica Pietro Labriola, lasciando un messaggio a conclusione dell’editoriale: “Forse è arrivata l’ora di voltare pagina, lasciandoci alle spalle polemiche sterili e di pensare al futuro del nostro settore, della digitalizzazione del Paese e della nostra Azienda”.
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