Ogni
anno, l'Institute
for Economics and Peace (IEP) in collaborazione con un équipe
internazionale di esperti di pace da istituti e da think
tank su
dati forniti e rielaborati dall'Economist Intelligence Unit, società
di ricerca e consulenza che fornisce analisi sulla gestione di stati
ed aziende, stila
il Global
Peace Index (GPI),
ovvero la classifica delle nazioni in base a quanto sono pacifiche o,
viste dalla prospettiva opposta, da quanto non sono violente. E'
stato pubblicato per la prima volta nel 2007 e esamina la situazione
di 162 Stati. I fattori che prende in considerazione sono: numero di
conflitti esterni ed interni combattuti, decessi stimati dovuti a
conflitti esteri, decessi stimati dovuti a conflitti interni, livello
di conflitto interno organizzato, relazione con stati vicini, livello
di criminalità percepita dalla società, numero di rifugiati e
profughi in percentuale alla popolazione, instabilità politica,
livello di rispetto dei diritti umani (bilancio del terrore
politico), terrorismo, numero di omicidi, livello di criminalità
violenta, probabilità di dimostrazioni violente, numero di
carcerati, numero di agenti di polizia e sicurezza, spesa
militare in percentuale al GDP, numero di personale delle forze
armate, importazioni di armi convenzionali rilevanti, esportazione di
armi convenzionali rilevanti, fondi per missioni di peacekeeping
dell'ONU, numero di armi pesanti e capacità nucleare, facilità di
accesso ad armi leggere. Pur comparendo ben 7 nazioni dell'Europa
geografica, l'Italia non è presente nei primi 10 posti. La
classifica vede al primo posto l'Islanda, seguita dalla Danimarca e
poi via via ci sono l'Austria, la Nuova Zelanda, la Svizzera, la
Finlandia, il Canada, il Giappone, il Belgio e la Norvegia. Il costo
stimato della lotta globale contro la violenza raggiunge i 9 mila 8
cento miliardi di dollari (2 mila 535 miliardi solo per le spese
militari). Il Belpaese è al 34esimo posto. Tra i Paesi che,
viceversa, risultano più arretrati, secondo il GPI, troviamo la
Siria, il Sudan e l'Afghanistan.
Pier Giorgio Tomatis
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