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martedì 29 marzo 2016

CONSUMO


Da quando siamo nati, prima ancora della favola del debito pubblico, ci hanno raccontato che la civiltà Occidentale trae le sue solide basi su una società il cui pilastro principale è il consumo di prodotti e servizi. Dall'inizio della Crisi (ma per i più attenti tale fenomeno è iniziato anche prima) i consumi italiani, nonostante quanto cantato dalle sirene governative, latitano e arretrano, pagano il nuovo e forzato benessere dell'unica Nazione che trae beneficio dall'Unione Europea: la Germania. Per sostenere l'enorme sforzo che viene richiesto allo Stato italiano per ripagare il debito pubblico, i nostri politici e quelli europei hanno deciso di diminuire il livello dei servizi alla cittadinanza. Ciò che fa parte del Welfare ovvero l'insieme delle leggi in favore dei più bisognosi allo scopo di mantenere lo Stato Sociale, è stato costantemente smantellato. Tutto il complesso di politiche pubbliche dirette a migliorare le condizioni di vita dei cittadini è stato accantonato spesso in nome dell'autonomia gestionale (il concetto è che un'opera di sussistenza si deve mantenere da sé anche se è una contraddizione in termini) e del freno all'Economia (pensiamo ai Diritti cancellati per i Lavoratori, i correntisti, i cittadini, i clienti). Siamo passati quasi senza colpo ferire da una Società dei Consumi ad un Consumo di Società dove i due termini hanno completamente perso il loro originale significato e valore. Questa Rivoluzione ha coinvolto un enorme numero di abitanti dell'intero pianeta che si sono visti depredare i beni posseduti e i Diritti acquisiti non ottenendo nulla in cambio. Il Nuovo Ordine Mondiale tanto vaticinato dai NeoCon statunitensi altro non è che una Guerra alla povertà (cosa di per sé legittima) dichiarata dalla Politica e dall'Economia con un criterio di lavoro discutibilissimo: lo sterminio legale dei soggetti più poveri. Più che della Ripresa dei Consumi dovremmo (tutti) preoccuparci del futuro della nostra Società e dalla strada senza uscita che sta percorrendo. Pier Giorgio Tomatis

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