In occasione della “Partita dei Campioni
Unici per Unicef” di lunedì 21.Dicembre I Khorakhanè suoneranno un loro brano prima
del calcio d’inizio, a presentarli sarà Sammy Barbot anche lui allo stadio per
questa iniziativa benefica realizzata a sostegno della campagna raccolta fondi
con numero solidale 45594 “Bambini in pericolo”. I Khorakhanè sono sette superbi musicisti romagnoli accomunati
dalla passione per Faber (cui dedicano gli inizi della loro carriera, come
tribute-band), dalla fame di note, di strada, di storie. Dall’istinto
proteso al cammino attraverso il mondo, ma soprattutto attraverso le persone.
Perché il viaggio è proprio il tema portante, già a partire dall’artwork, de
“L’Esploratore”, ultimo album della folk-rock band romagnola (dopo il fortunato
“La ballata di Gino”, uscito nel 2007 a seguito della partecipazione al
festival di Sanremo). Aprire il cofanetto, e sfogliare il booklet, è come
rigirarsi tra le mani il biglietto di un treno e la cartina della destinazione.
Mappe storiche, meridiani, paralleli e galeoni, impreziosiscono fronte, retro
ed interno di quella che possiamo definire la partenza del nostro viaggio
sonoro attraverso il tempo. Un cammino scandito sin dalle prime tracce, al
ritmo di fisarmonica e violino, che guidano i nostri passi al cospetto di un
qualche medievale menestrello di corte pronto a narrarci di taverne e mercanti
(in “Cosimo e Lucilla”, brano dall’impronta tipicamente “DeAndresca”), di padri
premurosi che donano alle figlie in partenza per la vita, cinque monete
d’oro (dietro cui si celano gli insegnamenti paterni) da usare durante le
difficoltà che la vita stessa riserva (“ 5 monete d’oro”). Incursioni nel
remoto passato, queste, cui seguono salti a piè pari sulle spiagge giamaicane,
grazie al travolgente ska della title track (L’esploratore), in cui
un’incessante fisarmonica (il vero timbro di fabbrica dei Khorakhanè) prende il
posto delle trombe che questo genere di solito richiede. E dalla calda sabbia
giamaicana, l’esploratore ci guida sino alle assolate strade della provincia
italiana, di un paese senza nome, le cui storie di corruzione ed ingiustizie
sembra sonnacchiosamente cantare appoggiato al cartello “benvenuti”, tra grano,
asfalto e cicale (“Storie di Paese”). Un viaggio attraverso epoche e luoghi,
dunque, ma come si è detto anche nelle vite altrui. Di quell’amante dai capelli
canuti pronto a chiedere alla sua donna , in maniera un po’ sorniona e
spensierata, di camminare ancora insieme (“Ancora noi”, brano tipicamente folk,
ma il cui pianoforte finale sembra uscire da un film di Chaplin degli anni
’30). Di quella bella famiglia apparentemente salda, ma che nella realtà si
unisce e “balla”(su sonorità più salentine che romagnole) solo all’accendersi
della spia rossa del televisore, si anima solo nel momento di ipnosi mediatica
(“La mia famiglia balla”). Un cammino, dunque, nell’animo stoico del
protagonista di “Canzone per me”, che tra un bicchiere di porto ed una
sigaretta, riceve a braccia aperte i dolori del domani. Una danza nel vortice
di violini dal sapore irlandese, infine, nell’animo di coloro che sembrano dar
vita al discorso di un’ assemblea sindacale (“Niente è personale). Tra le varie
tappe predilette da questo esploratore, spiccano però due canzoni in
particolare: la conclusiva “Un sorriso nel cielo”, elegante ed ammaliante
traccia dalle influenze bossa nova, e l’impegnato kombat-folk di “Non ho
scordato” (pezzo scelto come primo singolo, e come colonna sonora ad un video
sulla strage di Bologna del 1980), in cui il protagonista si vendica con la
memoria per tutti gli omicidi che hanno insanguinato l’Italia nei decenni
scorsi.
Con i Khorakhanè, quindi, la musica diviene
prima di tutto un percorso, uno stimolo alla conoscenza, e la benzina per la
curiosità, mentre lo stereo, la mappa del viaggio; ..; semplicemente parliamo
di cultura popolare, tutto cio' che include il sapere, le
credenze, l'arte, la morale, il diretto, il costume, e ogni altra competenza e
abitudine acquisita dall'uomo. All’Olimpico
avranno il compito di suonare il brano prima del calcio d’inizio…quindi un
bocca al lupo.
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