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mercoledì 20 maggio 2015
Il virus con la pistola
Attorno alla parola Mafia si sono spese innumerevoli e dignitosissime vite, sono stati consumati fiumi d'inchiostro, profusi moltissimi discorsi e usate tantissime parole. Sono esistite, e purtroppo lo fanno ancora oggi in diverse parti del mondo, delle Organizzazioni Criminali potenti, strutturate e ramificate. Questo universo che si forma e si espande all'interno di un altro, questo parassita che non può vivere senza aggredire ed infettare il corpo di cui è ospite, non è diverso da quello di una qualunque delle società umane delle epoche passate. Come queste ultime, infatti, anche il sistema criminogeno organizzato, anche la Mafia può soffrire e morire per Decadenza, per Entropia. Per ottenere questo risultato, però, bisogna affrettarne l'invecchiamento e la morte. Lo Stato ovverossia l'insieme delle persone e delle Leggi, può contrastare con efficacia e battere la criminalità con le stesse armi del suo nemico: l'Unità, l'Organizzazione ed il Controllo del territorio. Per realizzare questo sogno di tante e tante famiglie (quelle vere, quelle oneste, quelle umane) occorre VOLER essere migliore del proprio avversario. Bisognerà dimostrare di saper essere uniti (società civile, Forze dell'Ordine, Magistratura, politica), disporre di tanti mezzi e strutture ben organizzate (uomini, tecnologia e Leggi adeguate) e ribadire e imporre la propria patria potestà ai luoghi che si devono difendere e non dai quali ci si deve difendere. Tutto facile? No. Ovvio. Non lo è mai. Tuttavia, visto che le Mafie hanno dichiarato guerra alla società civile bisogna chiedersi quali siano le intenzioni della maggioranza delle popolazioni e degli Stati. Combattere, resistere o tollerare? Ah, saperlo... saperlo.
Pier Giorgio Tomatis
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